LE TRE DONNE TORINESI DELLA COSTITUENTE RITA MONTAGNANA, ANGIOLA MINELLA E TERESA NOCE

RITA MONTAGNANA

Figlia di Moise Montagnana di Fossano e di Consolina Segre di Saluzzo, di famiglia ebraica originaria di Mondovì, sarta di professione, si dedicò fin da giovanissima all’attività politica, diventando dirigente provinciale e regionale del movimento giovanile socialista. Nel 1917 partecipò alle ricolte torinesi per il pane, nel 1919 al movimento dei Consigli operai e all’occupazione delle fabbriche; nel 1921, insieme al fratello Mario Montagnana, futuro direttore de l’Unità, partecipò alla fondazione del Patito Comunista d’Italia, sezione italiana dell’Internazionale, e fu delegata al III Congrasso dell’Internazionale comunista a Mosca.

Nel 1922 fondò il giornale La compagna, organo del movimento femminile del Partito comunista. Conobbe Palmiro Togliatti nella redazione de L’Ordine Nuovo, la rivista fondata a Torino nel 1919 dalla minoranza comunista del Partito socialista, diretta da Antonio Gramsci, e lo sposò nel 1924. L’anno dopo nacque il loro unico figlio, Aldo (29 luglio 1925 – 9 luglio 2011). Emigrò insieme con il marito in Francia, poi in Unione Sovietica, alternando lunghe presenze in Francia e Svizzera.

Fu in Spagna tra il 1936 e il 1938, nel corso della guerra civile spagnola. Rientrò in Italia nel maggio 1944 e, dopo la liberazione di Roma, fu dirigente della sezione femminile del Partito Comunista Italiano e fondatrice dell’Unione Donne Italiane (UDI). Fu una delle organizzatrici delle prime celebrazioni italiane, nell’immediato dopoguerra, della Giornata internazionale della donna; a lei, a Teresa Mattei e a Teresa Noce si deve, tra l’altro, la scelta della mimosa come simbolo dell’8 marzo.

Fu eletta all’Assemblea costituente nel XIII collegio (Bologna-Ferrara-Forlì-Ravenna), prima fra gli eletti del PCI, con 68.722 voti di preferenza. Successivamente divenne senatrice nella I legislatura, eletta in Emilia-Romagna nel collegio di Imola. Nel 1948 fu lasciata da Togliatti per Nilde Iotti. Dopo il 1958 abbandonò progressivamente l’attività politica, anche in seno al Partito Comunista Italiano. Morì a Roma nel 1979 e fu sepolta nel Cimitero Parco di Torino.

ANGIOLA MINELLA

Nel corso della seconda guerra mondiale fu attiva nella Croce Rossa. Dopo l’armistizio di Cassibile entrò a far parte attivamente della Resistenza piemontese, inizialmente con i badogliani, poi con i garibaldini.

Fu tra le prime donne deputato del Parlamento della Repubblica Italiana nell’Assemblea Costituente; nelle legislature successive sedette sia alla Camera dei deputati sia in Senato. E’ sepolta nel cimitero di Noli (Sv) insieme al marito Pierino Molinari.

TERESA NOCE

Nata nel 1900 a Torino da famiglia operaia e costretta ad abbandonare molto presto la scuola, continuò a istruirsi da autodidatta, svolgendo vari mestieri.

Nel 1921 fu fra le fondatrici del Partito comunista italiano; nell’ambiente politico torinese conobbe Luigi Longo, studente di ingegneria che ricopriva già incarichi di responsabilità politica. Si sposarono nel 1926 ed ebbero tre figli, uno dei quali morirà in tenera età. Nel gennaio 1926 i due espatriarono, stabilendosi prima a Mosca e poi a Parigi.

Da qui Teresa Noce compì numerosi viaggi clandestini in Italia per svolgervi propaganda e attività antifascista. Nei primi anni trenta, fece ritorno a Mosca con Longo e, quindi, nuovamente a Parigi, dove partecipò, con Xenia Silberberg, alla fondazione del giornale Noi donne, inizialmente uscito come foglio clandestino. Nel 1936 insieme con il marito si recò in Spagna tra i volontari accorsi in difesa della Repubblica dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, nel corso della quale curò la redazione del giornale degli italiani combattenti nelle Brigate internazionali, Il volontario della libertà. Lì assunse il nome di battaglia di Estella.

Rientrata in Francia, dove pubblicò, nel 1937, Gioventù senza sole, romanzo autobiografico dedicato al racconto della sua giovinezza torinese, allo scoppio della Seconda guerra mondiale venne internata nel campo di Rieucros; liberata per intervento delle autorità sovietiche e autorizzata a lasciare la Francia e a ritornare a Mosca, dove vivevano i figli, ne fu impedita dall’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, avvenuta nel giugno 1941. Rimase in Francia, a Marsiglia, dove prese a lavorare per il Partito comunista francese come responsabile della MOI (Mano d’opera immigrata) e partecipò alla Resistenza nel gruppo dei Francs-tireurs-et-partisans. Nel 1943 venne arrestata e, dopo alcuni mesi di carcerazione, deportata in Germania, prima nel campo di concentramento di Ravensbruck, poi in Baviera a Flossenburg e infine aHolleischen, campo cecoslovacco in cui furono deportati molti prigionieri quando, nell’autunno del 1944, il lager bavarese fu chiuso. A Holleischen fu adibita a lavoro forzato in una fabbrica di munizioni fino alla liberazione del campo da parte dell’esercito sovietico.

Alla fine della guerra, ritornata in Italia, il 2 giugno 1946 fu tra le 21 donne elette all’Assemblea costituente italiana; insieme con Maria Federici (DC), Nilde Iotti (PCI), Rita Montagnana (PCI), Lina Merlin (PSI), Ottavia Penna (Uomo Qualunque) fu una delle cinque donne entrate a far parte della Commissione speciale incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione da discutere in aula, divenuta nota col nome diCommissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini, già presidente del Consiglio di Stato.

Fu segretaria nazionale della FIOT, il sindacato delle operaie tessili e nel 1948 fu eletta nella prima legislatura del Parlamento repubblicano, nel quale si distinse come proponente della legge 26 agosto 1950 n. 860 per la “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” che, sostituendo la precedente normativa in materia del 1934, costituì la base della legislazione sul lavoro femminile fino alle leggi degli anni settanta sulla parità tra donne e uomini. L’impegno sindacale portò Teresa Noce a ricoprire l’incarico di presidente dell’Unione Internazionale Sindacale dei Lavoratori tessili e dell’abbigliamento (UISTA) con sede a Varsavia e, da quando nel 1955 lasciò la segreteria della FIOT, divenne segretaria dell’UISTA stessa la cui sede venne spostata a Milano.

Luigi Longo nel 1953 ottenne l’annullamento del matrimonio a San Marino presentando un documento che conteneva una firma contraffata di Teresa Noce. Nelle sue memorie (p. 411) riporta di avere appreso questo fatto dalle pagine del Corriere della Sera e che per lei rappresentò un evento «grave e doloroso più del carcere, più della deportazione». La sua decisione di rivolgersi alla Commissione Centrale di Controllo del PCI con l’intento di denunciare il comportamento di Longo fu considerata inopportuna da una parte del gruppo dirigente del Partito e questo determinò la sua esclusione dalla Direzione.

Nel 1954 si allontanò dalla politica attiva ritirandosi gradualmente a vita privata, ma dal 1959 si impegnò nel CNEL quale membro della CGIL; nel 1974 pubblicò la sua autobiografia, Rivoluzionaria professionale, che racconta, insieme alla sua storia personale, la vicenda del partito comunista italiano dalla sua fondazione.

Morì a Bologna, all’età di 79 anni, il 22 gennaio 1980.

 

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